Epitaffi, Gli - Part 11
Il fulmine, che spense la scïenza
Già d'Esculapio, perch' ei tolse a Stige
Ippolito figliuol del buon Teseo,
Al gran Mercurïal diede consiglio
Di non tornare in vita i già sepolti;
Ma disarmande d' ogni forza i morbi,
Ei solea conservar gli egri mortali.
Non lagrimò per lui tenera sposa
I suoi diletti; nè canuta madre
Mai recise le chiome in sulla tomba
De i carissimi figli, anzi il nocchiero
Tetro d'Averno, non avea cagione
Di tragittando maneggiare i remi
Per li lividi lidi d'Acheronte.
Or che da terra egli è volato al cielo,
Prendiamo guardia: la costui partita
Ha ritornate sue ragioni a morte.
Già d'Esculapio, perch' ei tolse a Stige
Ippolito figliuol del buon Teseo,
Al gran Mercurïal diede consiglio
Di non tornare in vita i già sepolti;
Ma disarmande d' ogni forza i morbi,
Ei solea conservar gli egri mortali.
Non lagrimò per lui tenera sposa
I suoi diletti; nè canuta madre
Mai recise le chiome in sulla tomba
De i carissimi figli, anzi il nocchiero
Tetro d'Averno, non avea cagione
Di tragittando maneggiare i remi
Per li lividi lidi d'Acheronte.
Or che da terra egli è volato al cielo,
Prendiamo guardia: la costui partita
Ha ritornate sue ragioni a morte.
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