Farsi ad altrui di gran valore esempio
Farsi ad altrui di gran valore esempio
Nel Mondo rio con frali membra intorno,
E di vivace fronda il crine adorno
Almo passar d' eternitate al tempio,
Non è leggiera impresa; inclita fama
In suo cammin da mille mostri ha guerra;
Ma pur bella virtute alza da terra
L' Anime grandi, e su nel Ciel le chiama.
Altri qui di Teseo vecchie memorie
Celebrerebbe, e di Giasone i vanti:
Io no, che di mia cetra, e di miei canti
Son tributario alle moderne glorie.
Voce d' onor, che da lontan discende,
Spesso per nube di bugia s' oscura:
Della credenza altrui quella è sicura,
Che appena sorta da vicin s' intende.
Quinci non tacero l' alto ardimento
Del mio felice scopritor del Mondo,
Che corse i campi di Nettun profondo
Su carro fral, cui sospingeva il vento.
Ne chi lasciò per nuovo calle a tergo
Chiloa, Melinde, e raggirò la prora
Oltre il Gange superbo, onde l' Aurora
Esce col Sol dal luminoso albergo.
Già non molti sul Tago armati legni
Predaro Arabia, soggiogaro i Persi,
Lasciaro in pianto, ed in dolor sommersi
Sïam, Malacca, e di Narsinga i regni.
Ma dove da lontan men vado errando
Per entro l' India? Or non mirò l' Egeo
L' orgoglio d' Ottoman farsi trofeo
All' invitta Virtu di Ferdinando?
Ned ei spogliò di piante alpestri monti,
L' onde ingombrando di spalmate travi;
Cadde al folgoreggiar di poche navi
L' immenso ardir delle nemiche fronti.
Entro l' insegne dell' Eroe Tirreno,
Nuova Medusa, s' offeriva agli empi;
Ed oggi, spinto da' paterni esempi,
Cosmo gli colma di terror non meno.
Grande in sull' apparir, non come fiato
D' Austro, che fischia, indi per via s' avanza,
Precorre coll' oprar l' altrui speranza,
E tuona fier per l' Orïente armato.
A conforto di noi sul tempo oscuro,
Che all' Italia cosparge ombre ed orrori,
Di Lucifero in lui sono i fulgori,
Che nel gran Genitor d' Espero furo.
E tu sei seco, o tra' feroci stuoli,
Già sul Danubio alle famose imprese,
Gran Maestro di Marte, in far palese,
Come l' Uom forte al cieco obblio s' involi.
Nel Mondo rio con frali membra intorno,
E di vivace fronda il crine adorno
Almo passar d' eternitate al tempio,
Non è leggiera impresa; inclita fama
In suo cammin da mille mostri ha guerra;
Ma pur bella virtute alza da terra
L' Anime grandi, e su nel Ciel le chiama.
Altri qui di Teseo vecchie memorie
Celebrerebbe, e di Giasone i vanti:
Io no, che di mia cetra, e di miei canti
Son tributario alle moderne glorie.
Voce d' onor, che da lontan discende,
Spesso per nube di bugia s' oscura:
Della credenza altrui quella è sicura,
Che appena sorta da vicin s' intende.
Quinci non tacero l' alto ardimento
Del mio felice scopritor del Mondo,
Che corse i campi di Nettun profondo
Su carro fral, cui sospingeva il vento.
Ne chi lasciò per nuovo calle a tergo
Chiloa, Melinde, e raggirò la prora
Oltre il Gange superbo, onde l' Aurora
Esce col Sol dal luminoso albergo.
Già non molti sul Tago armati legni
Predaro Arabia, soggiogaro i Persi,
Lasciaro in pianto, ed in dolor sommersi
Sïam, Malacca, e di Narsinga i regni.
Ma dove da lontan men vado errando
Per entro l' India? Or non mirò l' Egeo
L' orgoglio d' Ottoman farsi trofeo
All' invitta Virtu di Ferdinando?
Ned ei spogliò di piante alpestri monti,
L' onde ingombrando di spalmate travi;
Cadde al folgoreggiar di poche navi
L' immenso ardir delle nemiche fronti.
Entro l' insegne dell' Eroe Tirreno,
Nuova Medusa, s' offeriva agli empi;
Ed oggi, spinto da' paterni esempi,
Cosmo gli colma di terror non meno.
Grande in sull' apparir, non come fiato
D' Austro, che fischia, indi per via s' avanza,
Precorre coll' oprar l' altrui speranza,
E tuona fier per l' Orïente armato.
A conforto di noi sul tempo oscuro,
Che all' Italia cosparge ombre ed orrori,
Di Lucifero in lui sono i fulgori,
Che nel gran Genitor d' Espero furo.
E tu sei seco, o tra' feroci stuoli,
Già sul Danubio alle famose imprese,
Gran Maestro di Marte, in far palese,
Come l' Uom forte al cieco obblio s' involi.
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