Gonfiansi trombe, ed a provarsi in guerra

Gonfiansi trombe, ed a provarsi in guerra
Marte danneggiator terge l'acciaro;
Ferri innocenti, che le piagge araro,
Volgonsi in brandi a funestar la terra.
Altro che voti ognor non fan le spose
Sopra lo scampo de' Consorti amati,
Disperse i biondi crin, manti dorati,
E sgombrano dal cor danze amorose.
Scettrato Re sull' odorate tele
Non trova sonno; i suoi pensier travaglia
Or periglio d' assedio, or di battaglia,
E di popoli teme alte querele.
Lasso! qual forza di crudel ventura
Fa de la bella Italia aspro governo?
Onde cotanto orror? Qual nembo inferno
Di sua chiara sembianza i raggi oscura?
Sono forse nel Cielo astri nemici,
Che amino in pianto i nostri cor sommersi?
Non son, Ciampoli, no Pianeti avversi,
Son del sommo Rettor giusti giudici.
Tarda vendetta di dovuto esempio
Su nostre colpe. Ove teneasi a segno
Lussuria? Ed ove non ardea disdegno?
Qual non si fea di poverelli scempio?
Rapina in colmo, vilipesa Astrea,
Fede in obblio, Religïon schernita,
Giuoco, Bacco, vivande; a cotal vita,
Dimmi, quale mercè dar si dovea?
Ben nell' alto del Ciel sembra talora
Posarsi in sonno l' immortal possanza;
Ma se quaggiù malvagità s' avanza,
Al fin sua spada i Peccator divora.
Ecco oggimai tonar fulmini orrendi,
Ecco giorni di duel, giorni di pene;
Miserabili noi, se già non viene,
Che nostri falli il Grande Urbano emendi!
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